Un altro episodio di inaudita violenza si è consumato tra le mura del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi di Catania lo scorso 21 Aprile, riaccendendo i riflettori sulla crescente e inaccettabile piaga delle aggressioni ai danni del personale sanitario. A farne le spese, questa volta, sono stati due infermieri, vittime prima di minacce e insulti e, successivamente, di una vera e propria aggressione fisica.
Secondo quanto ricostruito, l’escalation di violenza ha avuto origine dal comportamento di una paziente già nota alla struttura, presentatasi in pronto soccorso nonostante avesse già un piano di trattamento e tutti gli esami programmati. La donna, insistendo di non poter tornare a casa e di non voler seguire la terapia prescritta, ha reagito con veemenza al momento della comunicazione delle dimissioni da parte del medico.
“Appena le ho consegnato il verbale di dimissioni me l’ha strappato dalle mani e tirato in faccia, minacciando e dicendo che quando ci picchiano fanno bene, provando anche ad aggredirmi fisicamente”, racconta una delle vittime, ancora scossa dall’accaduto. L’intervento di un collega ha momentaneamente placato la situazione, ma la paziente, allontanatasi dagli ambulatori, ha allertato il compagno.
Circa un’ora dopo la dimissione, l’uomo ha fatto irruzione nel triage, aggredendo fisicamente l’infermiere intervenuto in precedenza, colpendolo al volto con una bottiglia d’acqua e lanciandogli contro vari oggetti presenti sulla scrivania. La vista del collega che ha allertato le forze dell’ordine ha spinto l’aggressore alla fuga. Ma la vicenda non si è conclusa qui: in serata, dopo il cambio turno – intorno alle 20:00 – lo stesso uomo è tornato in ospedale, incappucciato e in evidente stato di agitazione, cercando nuovamente il personale sanitario.
Questo ennesimo episodio di violenza getta una luce cruda sulle condizioni di lavoro sempre più difficili e pericolose per medici, infermieri e operatori sanitari. Un fenomeno, quello delle aggressioni, che purtroppo non è isolato e che, come noto, è strettamente connesso alla cronica carenza di personale che affligge le strutture sanitarie siciliane. La mancanza di organico adeguato porta a carichi di lavoro insostenibili, tempi di attesa prolungati e, di conseguenza, a un clima di tensione e frustrazione che talvolta sfocia in episodi di violenza inaccettabili.
“Siamo di fronte all’ennesima, inaccettabile aggressione ai danni di due nostri colleghi,” – dichiara con fermezza Salvatore Vaccaro – segretario territoriale del NurSind, “Esprimiamo la nostra piena solidarietà agli infermieri vittime di questa vile aggressione e condanniamo con la massima forza questo atto di violenza. È intollerabile che chi ogni giorno si dedica con professionalità e umanità alla cura dei cittadini debba subire simili episodi.
“Chiediamo ancora una volta – dichiara Vincenzo Neri, segretario aziendale NurSind – alle istituzioni interventi urgenti e concreti per garantire la sicurezza del personale e per affrontare la piaga della carenza di organico che mina la qualità del servizio sanitario e mette a rischio l’incolumità dei lavoratori.”
Servono maggiori investimenti sulla dotazione del personale e misure di sicurezza più efficaci all’interno delle strutture ospedaliere. Questi sono i passi necessari per tutelare chi lavora in prima linea e per assicurare un ambiente di lavoro sereno e sicuro. Di fatto, gli operatori coinvolti nelle aggressioni, spesso, chiedono il trasferimento in altro reparto per timore della propria incolumità fisica. L’ennesima aggressione al Garibaldi di Catania non può rimanere un fatto isolato, ma deve rappresentare un punto di svolta per una riflessione seria e per azioni concrete a tutela di chi si prende cura della nostra salute.
Emilio Benincasa
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