Premesso che, il dibattito pubblico è spesso viziato da un’idea semplicistica di come si prendono le decisioni all’interno delle istituzioni. Anche se un governatore regionale ha sempre la responsabilità ultima, ogni decisione importante emerge da discussioni all’interno di assemblee collegiali, di partiti, di parti sociali e anche di esperti che rappresentano le varie voci ed esigenze.
Con questo è inteso che, prendere qualsiasi decisione in questa immane vicenda non è semplice e dunque sebbene la sintesi finale delle decisioni è di natura politica, questa non è certo il risultato di un gigantesco calcolo utilitaristico messo in campo da parte di un singolo individuo.
Detto ciò, non si può assolvere la sanità siciliana, verso la quale esprimo una severa condanna nel merito della competenza. La sicilia vive una vera e propria “emergenza” di classe dirigente. La portata dell’incompetenza e delle azioni irresponsabili messe in campo dai decisori e dai dirigenti sanitari è stata e per certi versi continua ad essere devastante.
Mesi di immobilismo, hanno consentito una rapida crescita della curva di contagio, senza intervenire praticamente su nulla. Nulla si è fatto per potenziare la medicina del territorio, prevenzione primaria e socio sanitaria. Le USCA territoriali nate e non implementate con personale e mezzi, hanno presto esaurito la loro funzione preventiva e di controllo; sommerse in poco tempo da un numero di richieste spropositate sono rimaste solo numeri di telefono irrangiungibili.
Settimane di attesa per un tampone o per ricevere istruzioni su comportamenti da adottare ad esempio a seguito di un caso di contagio avuto in famiglia. Le uniche risposte della medicina territoriale (medici di famiglia, guardie mediche) sono quelle di recarsi in Ospedale. Le persone, dunque, sono costrette a intasare nuovamente i Pronto Soccorso esasperando al limite massimo la già sciagurata e fallimentare formula ospedalo-centrica.
Senza separazione e controllo del contagio fuori dagli ospedali, interi reparti vengono nuovamente chiusi per fare posto ai malati covid; così come le attività ambulatoriali che vedranno ancora una volta malati cronici, oncologici, cardiopatici ecc. rallentare o sospendere i loro piani di cura. Dopo la prima ondata, si continuano a fare gli stessi maledetti errori. Ingiustificati, ripugnanti e colposi ritardi sulla salute pubblica.
Con colpevole indifferenza si continua a portare il virus dentro le strutture ospedaliere, dove il personale medico e tutti gli operatori sanitari ormai non sono gli unici ad essere esausti. Sono anche tanti cittadini a non reggere più lo stato di confusione e caos in cui versa la sanità pubblica. Per fare funzionare le terapie intensive non bastano le foto di coreografiche passerelle, ci vogliono attrezzature e personale formato. Per quest’ultime, i siciliani devono sapere che, dei 120 mln di euro trasferiti dal Governo centrale solo 50 ne sono stati spesi per mettere in sicurezza il servizio sanitario siciliano.
Sul versante del reclutamento del personale, sono state fatte solo scelte di rattoppo con avvisi poco appetibili sottesi da contratti indecorosi e precari. Il personale già in servizio viene rimescolato come carte da gioco. Dal reparto in cui opera dopo essere stato chiuso o accorpato, viene spedito nei reparti covid, nella maggioranza dei casi senza formazione adeguata, come abbiamo tristemente assistito negli ospedali di Biancavilla e Acireale.
E’ nauseante assistere ogni giorno ad un confronto della mediocrità in materia sanitaria. Si patteggia la soglia di sopravvivenza del personale sanitario delle aziende e dei cittadini, ottusamente impegnati a redigere pseudo-protocolli e ansiogene riorganizzazioni. Decisioni frettolose che sono sintomo di impreparazione inconsapevole ma pericolosa; convulse accelerazioni fini a se stesse che producono al meglio mezze soluzioni.
Più sono incompetenti, più sono convinti di non esserlo. Questi personaggi non solo giungono a conclusioni erronee e compiono scelte infelici, ma la loro incompetenza le priva della capacità di rendersene conto. Essi sono riluttanti rispetto alla pienezza dei compiti connessi ai loro ruoli e anche privi di una dimensione prospettica.
Da parte istituzionale, conservare una visione monolitica del tutto indifferente e distante dalla realtà oggettiva in cui versa la sanità in sicilia, significa prepararci ad un lungo inverno di incertezza. Saremo costretti a ripararci utilizzando una coperta non solo corta, ma ormai anche lacera e piena di buchi. Per questo stato di cose bisogna provare sdegno ma nello stesso tempo trovare il coraggio per cambiarle.
Emilio Benincasa
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