C’è un momento dell’anno dove accadono le cose più strane, dove le aspettative diventano oggetto di continue rimandi. Questo momento è la legge finanziaria.
Circa due mesi addietro, esattamente lo scorso 18 ottobre il Governo, con il Decreto Legge n. 145, annunciava di aver previsto all’art.3 una sorta di “tredicesima bis” per i dipendenti pubblici, che dovrebbe essere erogato tra il 15 e il 18 Dicembre prossimo.
Le somme sono un’anticipo dell’Indennità di Vacanza Contrattuale (IVC) in attesa di rinnovare i contratti collettivi. Tecnicamente, si tratta del pagamento anticipato dell’IVC di Dicembre (oggi limitata allo 0,5% dello stipendio tabellare) che viene moltiplicata prima per 13, che definisce l’importo annuo, e poi per un coefficiente pari a 6,7. Per gli infermieri e gli operatori sanitari si tradurrebbe in una cifra media di mille euro.
Dopo l’approvazione, ovvero, in fase applicativa sono emersi i problemi relativi all’erogazione dei 2mld di euro previsti. Mentre per i dipendenti pubblici in servizio nel comparto delle Funzioni Centrali (Ministeri, INPS, INAIL, etc…) il contributo viene direttamente erogato dallo Stato, per i dipendenti di altri Comparti (Sanità, Enti Locali, etc…) è demandato alle singole Regioni in base alle proprie situazioni finanziarie, in quanto nel comma 3 viene espressamente detto “con oneri a carico dei propri bilanci”.
A tal proposito, già quattro Regioni (Campania, Sardegna, Toscana, Puglia) hanno deciso di non applicare il Decreto Anticipi, almeno per il momento.
Dato i tempi strettissimi e la risaputa scarsità di risorse regionali, sarà molto difficile per le aziende trovare la copertura e rispettare gli equilibri di bilancio. Crediamo che ancora una volta le aspettative degli operatori sanitari saranno tradite e deluse. Ed inoltre, pur ipotizzando di superare il problema delle risorse a bilancio, si deve tener conto dei limiti previsti dalla normativa vigente. Di fatto, al contrario di quanto può avvenire per la spesa storica di un’azienda non è possibile sterilizzare gli arretrati del contratto, per cui la messa in bilancio (2023) di tali somme inciderebbe in maniera significativa sulla propria capacità di future assunzioni.
Ad esempio, se un dipendente riceve una retribuzione ordinaria di 1.500 euro e un anticipo di 750 euro, potrà beneficiare dello sgravio, ma solo sulla parte ordinaria. I contributi previdenziali saranno calcolati sulla totalità (1.500 euro), senza considerare l’anticipo. L’Inps nel merito evidenzia che i 750 euro dell’anticipo non godranno del beneficio previdenziale, per cui il dipendente dovrà versare i contributi pieni, ovvero, una trattenuta di 66,37 euro senza la riduzione del 7%, pari a 52,50 euro. sulla possibilità di recupero dello sgravio fiscale per il 2024, l’Inps non si esprime in merito, ma se la risposta fosse positiva, posticipare l’erogazione con rateizzo mensile potrebbe risultare conveniente per le amministrazioni diverse da quelle centrali e anche per i dipendenti.
Come NurSind Catania abbiamo chiesto a tutte le Aziende catanesi di esprimersi sulle modalità di erogazione del contributo previsto. Come sempre vi terremo aggiornati.
nota alle aziende
Emilio Benincasa
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