Cari colleghi,
Nel mese di Dicembre hanno avuto luogo diversi fatti importanti dal punto di vista legislativo che certamente avranno importanti ripercussioni nel mondo del lavoro nei mesi a venire.
- la Firma del primo CCNL (ipotesi) del pubblico impiego dopo anni di blocco contrattuale(ritenuto illegittimo in diversi sedi);
- l’approvazione del DDL Lorenzin e il contestuale passaggio da Collegi a Ordine per le professioni sanitarie;
- l’approvazione della legge di bilancio(2018) che mette i soldi sulla contrattazione. Di primo acchito e senza entrare troppo nel merito sembrerebbe una buona chiusura d’anno, ma a leggere i documenti resta l’amara costatazione dei colpi sparati a salve laddove in seguito al boato, più o meno rumoroso, non vi sia concretezza del centro.
La sigla dell’ipotesi di contratto per le funzioni centrali è destinata a fare da apripista per gli altri del pubblico impiego che stanno prospettando, a fronte un esigua proposta economica, sacrifici improponibili per i lavoratori. I quali tra blocchi, riduzioni dati dalla spending review, fondi contrattuali ridotti, ecc. abbiamo perso tantissimo il potere d’acquisto.
Nel comparto sanità, a puro titolo esemplificativo, si chiedono deroghe sull’orario di lavoro e sui riposi che oggi sono regolati una norma legislativa(D.lgs 66/2003, L. 161/2014) che, oltre a tutelare il lavoratore tutela di riflesso il cittadino che si affida alle cure dei professionisti sanitari.
Normativa derivante tra l’altro da direttive Europee che partono dal lontano 1993(25 anni fa!) che sembra voler essere sterilizzata dall’articolato contrattuale responsabilizzando di fatto i Sindacati di una diminuzione della sicurezza delle cure con rischi concreti per pazienti e operatori. Tutto ciò è inaccettabile.
L’approvazione del DDL Lorenzin consente, direi finalmente, di novellare il vetusto Decreto Legislativo n. 233 del 13 settembre 1946 con il passaggio da collegio a ordine per le professioni sanitarie, ma sostanzialmente consegna una riforma che ha sapore “conservatoristico” più che riformista. Un’altra occasione persa di un’altra riforma a metà.
In fine l’approvazione della legge di bilancio che esclude il comparto sanità dal ripristino della RIA(retribuzione individuale di anzianità) premiando solo la dirigenza. Ciò non fa altro che ratificare la disuguaglianza tra lavoratori generando lotte tra gli stessi.
Tutto questo solo l’inizio di tante ingiustizie, cosa più grave, rischiamo ancor di più la guerra tra poveri.
La continua riproposizione in chiave orwelliana della politica Italiana dimostra costantemente quanto essa è regolata da meccanismi lobbistici atti a discriminare una platea di stakeholders meno rappresentata all’interno delle forze parlamentari e quindi politicamente meno determinante
Quello che potrebbe essere determinate invece è il consenso dei 450.000 infermieri che verrà meno a queste elezioni poiché né il contratto né la legislazione imperativa degli ultimi anni ha saputo rispondere alle legittime aspettative di chi, tra mille difficoltà, ha contribuito in maniera determinante alla tenuta del nostro SSN.
Se questa è la sinistra che dovrebbe tutelare il lavoro forse ha smarrito la propria identità. Gli infermieri prendano atto che questa politica non ci rappresenta.
Io lo farò sicuramente.
Vincenzo Neri
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