Già da tempo la magistratura del lavoro italiana si è dovuta occupare delle controversie concernenti il diritto dei dipendenti alla retribuzione per il tempo necessario ad indossare e togliere le divise o gli abiti da lavoro.
In questi anni la risoluzione giurisprudenziale è stata l’unica strada percorribile per ottenere tale riconoscimento vista la vacatio contrattuale, ma che, grazie alla proposta del NurSind sarà presto colmata, infatti nel prossimo CCNL del comparto Sanità il tempo di vestizione/svestizione sarà riconosciuto e ricompreso come effettiva prestazione di lavoro alla fine di ogni turno di lavoro.
Per gli infermieri saranno 15 i minuti riconosciuti e per servizi di particolare complessità in sede di contrattazione decentrata sarà possibilie incrementarli di ulteriori 4 per le altre figure infine, i minuti riconosciuti saranno 10.
Ad oggi, si può pertanto affermare che, si è formato un consolidato orientamento giurisprudenziale che, con numerosi pronunciamenti in tutta Italia nel merito di azioni legali promosse da NurSind, condanna le aziende sanitarie anche al pagamento di 5 anni di arretrati dalla data dell’avvio del procedimento.
Anche l’ ARNAS Garibaldi di Catania è risultata soccombente nella azione legale intrapresa e patrocinata da NurSind nel 2011. Il Giudice Mirenda con la sentenza n. 291/2018, ha sancito il riconoscimento di 20 minuti per turno a 30 Infermieri a partire dal 2006, per una cifra che si aggira tra gli 800 e i 1000 euro annui.
Questa risulta essere la prima delle due azioni legali pilota all’Ospedale Garibaldi sul tempo di vestizione e svestizione, e dopo 7 anni, dimostra che NurSind ha ragione in fatto e in diritto.
Alla luce delle vittorie di NurSind in tutta Italia, e non ultima quella di Catania, abbiamo instaurato i contenziosi in tutte le aziende, e considerata la improvvisa sordità che ha colpito le aziende in materia di riconoscimento del tempo di vestizione, NurSind griderà ancora più forte per farsi sentire.
Abbiamo già dato mandato ai nostri legali e intendiamo intraprendere un’ulteriore azione legale su base provinciale totalmente gratuita per tutti gli iscritti che ne facciano richiesta, comprese le eventuali spese di soccombenza per il recupero degli arretrati, con somme che si aggirano tra i 4000 e i 5000 euro per ogni dipendente.
Auspichiamo altresì, un autorevole intervento da parte dell’Assessorato regionale sulla vicenda, tenuto conto della mala-gestio delle risorse pubbliche da parte delle aziende, allorquando le somme di denaro che si prevede debbano essere recuperate, rischiano di essere cospicue e di rappresentare un aggravio ulteriore sulle già provate finanze della sanità pubblica regionale.
Emilio Benincasa
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