Quello che è successo a Catania per quanto riguarda le prossime elezioni per il rinnovo delle cariche dell’Ordine Professioni Infermieristiche è davvero singolare. E’ in gioco la tenuta democratica di uno degli Ordini tra i più importanti d’Italia.
Pochi giorni fa giunge la notizia dell’esclusione dalla competizione elettorale della lista “Ordiniamoci” con una serie di motivazioni assurde e probabilmente precostituite.
Detto questo, non possiamo certo sottrarci da un giudizio etico e morale sulla vicenda nonchè sull’operato che la compagine uscente e il suo presidente Carmelo Spica hanno svolto durante questo mandato.
Lo scenario Pirandelliano che si è venuto a creare vede lo stesso presidente uscente Carmelo Spica essere contemporaneamente: candidato, referente e controllore della propria ed unica lista ammessa alle elezioni. Ci troviamo di fronte ad un trittico di storture francamente inqualificabile. La scelta di delegittimare per presunte irregolarità una lista, mortifica un momento fondamentale nella vita democratica delle istituzioni quale è il confronto elettorale. E’ davvero un quadro triste quello che si ammira.
Nel verbale di esclusione della lista “Ordiniamoci” pubblicato sul sito dell’Ordine, il candidato, referente e controllore nonché presidente Carmelo Spica, scrive la sua “verità” con la convinzione del monoteista più ortodosso senza riconoscere nel proprio mandato forse una sempre più inadeguata rappresentanza delle istanze e dei bisogni degli infermieri.
Scelte che denotano un atteggiamento tracotante; uno sprezzante modus operandi nei confronti di tutti gli infermieri iscritti all’Ordine. Si tratta di autoproclamazione farneticante di tipo medievale. Scelte irresponsabili operate da un presidente che sulla carta dovrebbe garantire l’imparzialità.
Non è pensabile che si continui a mistificare la realtà in maniera così grossolana su questo specifico argomento in cui è messa in gioco il democratico riconoscimento di rappresentanza e l’onorabilità di un Ente dello Stato. Si continua a immaginare l’Ordine infermieristico come una “proprietà”. Sono diventati ormai degli specialisti; la loro visione è quella di sostituire il diritto in arbitrio.
Un “dittatore” che assieme ai suoi “camarilla” ordiscono intrighi, amministrano ed esercitano un potere nel proprio esclusivo interesse, sicuramente senza passione e dove la parola trasparenza non trova dimora. Essi sono il contrasto più profondo all’idea di una vera rappresentanza della categoria.
Cercano di mantenere il potere oltre i confini dell’autorità legittima, con tendenze al machiavellismo, ossia all’agire sempre con freddezza nel proprio interesse, manipolando gli altri, unite a forti motivazioni personalistiche. Ed è per questo che gli infermieri iscritti all’Ordine scontano una mancata rappresentanza dovuta alla contiguità e al controllo dell’Ente da parte dei sindacati confederali e di altri sindacati loro amici.
L’OPI di Catania è come un grande ed enorme bancomat, nel quale gli infermieri sono titolari del conto, ma sono in pochi coloro che hanno le credenziali e il PIN per accedere al prelievo. Per questo, riteniamo opportuno che ai veri azionisti di maggioranza, ossia agli infermieri, vada restituita e garantita la dimensione pubblica altamente qualificata e trasparente dell’Ordine cui appartengono.
Non possiamo accordare fiducia a questi signori e ai loro modelli fallimentari. Dobbiamo pretendere che la competenza e il merito siano il cardine di un nuovo e rinnovato Ordine infermieristico e non lasciarlo ancora in mano ad un manipolo di smargiassi della prima ora.
Caro “dittatore” Spica e compagnia, sarà un fronte comune di infermieri a fare tutto ciò e come un colpo di spugna su di una lavagna, vi renderanno pulviscolo di gesso. Saranno quegli stessi infermieri che oggi si vedono privati del diritto di voto democratico; saranno tutti coloro che da questa vicenda trarranno le giuste conclusioni, rivendicando a oltranza il riconoscimento dei propri diritti di rappresentanza calpestati e mortificati da anni.
Per ristabilire dunque, il diritto sull’arbitrio, è giunto il tempo e il momento di pesare meglio le persone per ciò che dicono e per come si comportano, solo così ogni infermiere troverà le giuste risposte di rappresentanza all’interno dell’OPI di Catania.
Se noi stessi non riconduciamo in mano il nostro futuro, nessuno lo farà.
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Emilio Benincasa
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