Nel mese di novembre 2019 furono banditi, dalla regione Sicilia, due concorsi gemelli per infermieri, uno per il Bacino Orientale ed uno per quello Occidentale. Cosa è successo fino ad oggi? Che fine hanno fatto?
Complice di queste riflessioni è la mia adorata e insostituibile caffettiera. Il suo borbottio per me è una quotidiana dichiarazione d’amore.
Dei due concorsi, dopo aver spento la prima candelina di compleanno, uno di essi, quello relativo al Bacino Occidentale è in fase conclusiva, con prossima chiamata dei vincitori, invece dell’altro, quello relativo al Bacino Orientale, a tutt’oggi, non vi è nessuna notizia. Sparito, non pervenuto.
A dimostrazione che in Sicilia, le sabbie mobili in cui è intrappolata l’ASP di Catania, in materia di personale sanitario e di procedure concorsuali esistono. E’ in esse che si vede sprofondare la credibilità e l’efficienza amministrativa dell’Azienda sanitaria etnea. Nemmeno Tifeo, il mito che sorregge l’isola, riesce a trattenere il peso della inefficienza in materia di reclutamento che si respira in questa azienda.
Bando su un binario morto, immobile. Mentre gli infermieri che hanno fatto domanda continuano a chiedere notizie sui social o cercano disperatamente sul sito istituzionale qualcosa che faccia capire loro che fine abbia fatto questa improbabile selezione.
Rimangono parcheggiati in sala d’attesa, aspettando una “chiamata” con in mano la ricevuta di una cibernetica domanda on-line. Un click nel vuoto cosmico.
Un miraggio fermo nel tempo, che una politica sanitaria siffatta debole promette di dare seguito ma che in realtà non vuole affrontare. È mantenere un’illusione, questa del concorso, che andrebbe avversata, non solo a livello istituzionale, ma anche personale e individuale, traendone le giuste riflessioni e conclusioni.
Intanto, il personale in servizio annaspa per garantire la minima assistenza, mentre sul versante del reclutamento, continuano ad essere propinati avvisi poco appetibili sottesi da contratti indecorosi e precari.
Una condizione già nota, questa, gravata dall’emergenza sanitaria ancora in atto, nella quale gli infermieri vengono rimescolati come carte da gioco. Dal reparto in cui operano dopo essere stati chiusi o accorpati, vengono assegnati nei reparti covid, nella maggioranza dei casi senza formazione adeguata.
La programmazione del personale sanitario non è solo un mero calcolo ma è un fatto di esistenze, di dignità, di civiltà delle cure: i numeri parlano da soli ma la voce degli infermieri viene ignorata e anche quando questa diventa grido rimane inascoltata.
Concludo, rievocando l’originario pessimismo che ogni siciliano coltiva da sempre, in quanto abita una terra dove il verbo al futuro non esiste, lo ignora. Infatti, in Sicilia, non si dice mai “Domani andrò al cinema”, ma “domani vado al cinema” (Dumani vajiu o cinima), ossia il futuro viene declinato al presente.
E’ dunque, da indigeno pessimista credo che, in ogni decisione si nasconde una scelta e quella di non dare luce al concorso per infermieri fa nascere il concreto sospetto, che le legittime aspettative di tanti colleghi forse rimarranno in quella sala d’attesa, aspettando il momento di essere barattate alle future elezioni politiche regionali.
Ci auguriamo di sbagliare, anche se di solito ci azzecchiamo.
Emilio Benincasa
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