Analisi critica delle scelte imposte dal Decreto Balduzzi
Dopo mesi di proroghe e rinvii, la Regione Sicilia, con la recente pubblicazione della rosa dei nomi, dalla quale saranno scelti i Direttori Generali, visto che abitiamo in terra di Sicilia, ha dato inizio a una vera e propria “cuntraddanza” o “ballettu” che dir si voglia, per assicurare la guida al vertice delle aziende sanitarie dell’Isola.
Come è tristemente noto, il nostro Bel Paese, in sanità e non solo, sconta nei confronti dell’Europa uno dei maggiori e atavici dei problemi ancora ampiamente irrisolto: la mancanza di meritocrazia.
Nell’ambito della sanità pubblica e nel merito della governance regionale, questo aspetto è stato affrontato nel tentativo di risolverlo con l’emanazione della legge n.189/2012 contenuta nel cosiddetto Decreto Balduzzi.
Le norme contenute nel Decreto, dovrebbero mirare e consentire una netta sterzata all’assetto gestionale dei sistemi sanitari regionali, tra queste disposizioni stabilite dalla riforma Balduzzi si prevede una nuova modalità di scelta dei primari e dei direttori generali, volta a privilegiare il merito ed a riequilibrare il rapporto tra indirizzo politico e gestione delle aziende sanitarie. In questo modo si romperebbe il trend del passato, caratterizzato da una fiduciarietà spesso lontana e/o del tutto disconnessa dalla tanto auspicata trasparenza nel settore pubblico e, in particolar modo, nella scelta di manager e primari. Ma sarà cosi?
Per tentare di rispondere, tenteremo una analisi obiettiva partendo da ciò che le norme prevedono e a quali criticità e/o storture esse potrebbero andare incontro, vanificando più o meno l’impronta e la ratio che il legislatore ha previsto. Nel dettaglio, alcuni criteri di scelta riportano che:
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Le Regioni dovranno provvedere alla nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Regionale (SSR) attingendo obbligatoriamente da un elenco di idonei messi a disposizione da ciascuna Regione, che documenteranno, oltre ai titoli richiesti, un’adeguata esperienza dirigenziale.
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Gli idonei sono selezionati previo avviso pubblico da una commissione di esperti indipendenti.
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La selezione per il conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa. viene effettuata da una commissione composta dal direttore sanitario dell’azienda interessata e da tre direttori di struttura complessa nella medesima disciplina individuati tramite sorteggio da un elenco nazionale dei direttori di struttura complessa appartenenti al SSN.
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Il direttore generale individua il candidato da nominare nell’ambito di una terna di candidati idonei, formata sulla base dei migliori punteggi attribuiti, predisposta dalla commissione; ove intenda nominare uno dei due candidati che non hanno conseguito il migliore punteggio, deve motivare analiticamente la scelta.
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Nel caso in cui il dirigente a cui è stato conferito l’incarico dovesse dimettersi o decadere nei primi due anni dalla nomina, si procede alla sostituzione conferendo l’incarico ad uno dei due professionisti facenti parte della terna iniziale.
Ebbene, se la ratio della norma è da ricondursi alla necessità di affermare, in maniera sostanziale, i principi del merito professionale e della trasparenza, valorizzando il ruolo dei professionisti in un nuovo modello di governo clinico della sanità regionale, una simile prospettazione non può che trovare un favorevole accoglimento, in tal modo, infatti, verrebbe garantita una genuina applicazione dei principi contenuti negli artt. 3 e 97 della Costituzione.
E’ oltremodo indubbio che, la possibilità per un direttore generale di governare un’azienda dipende molto dalla possibilità di scegliersi fiduciariamente alcuni dirigenti, almeno per le funzioni aziendali più critiche. Infatti, nessun amministratore delegato di nessuna impresa al mondo si farebbe scegliere il direttore di produzione da una commissione di esperti esterna senza alcuna responsabilità sui risultati, nominata da “portatori di interessi” esterni al perimetro aziendale.
La riforma Balduzzi propone le seguenti due mosse che comprimono definitivamente ogni autonomia aziendale in tema di selezione dei dirigenti e primari:
- la generale limitazione e, per le posizioni apicali, l’abolizione dell’istituto del c.d.15-septies del d.lgs. 502/1992, ovvero la possibilità di scegliersi dirigenti al di fuori del perimetro dei dipendenti pubblici di ruolo, con chiamata diretta del direttore generale, con contratti a tempo determinato;
- l’impossibilità per il direttore di scegliersi autonomamente i primari, all’interno di una rosa di idonei, di fatto delegando questa decisiva funzione a commissioni esterne, estratte a sorte da Regioni e Stato, la quale deve decidere la graduatoria nella quale il direttore sceglie, motivando perché eventualmente non sceglie il primo della lista.
La compressione dell’istituto 15-septies rende il sistema del pubblico impiego del SSN un sistema chiuso, ovvero un sistema in cui è possibile entrare solo a livello basso della piramide gerarchica; è inoltre necessario avere già 5 anni di esperienza nel pubblico, ovvero aver già vinto precedentemente un concorso pubblico per quadri. Ciò significa non poter immettere nel sistema professionalità pescando dal mercato del lavoro aperto, cosa che invece hanno realizzato regioni forti come il Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, ecc. arruolando nuove professionalità, che hanno sviluppato funzioni aziendali prima sconosciute nel SSN, come il controllo di gestione, i sistemi informativi, la strategia, il marketing.
Insomma, implicitamente si andrebbe a creare l’ipotesi che i direttori generali non siano capaci di scegliersi i primari, mentre la commissione esterna sarebbe adatta, senza conoscere le esigenze organizzative aziendali, senza responsabilità sul proprio operato se non il rispetto delle procedure formali. Se questo fosse vero, bisogna cambiare o formare i direttori generali, non certo abolire l’istituto decisivo che qualifica la loro azione, ovvero la selezione autonoma della squadra, che ritengono coerente alla strategia definita per l’azienda.
Pertanto non si tratta di affermare l’incapacità dei direttori generali di scegliersi i primari, ma della sempre crescente esigenza di rispondere alle aspettative ed agli interessi dei cittadini, la cui insoddisfazione nei confronti delle cattive gestioni delle aziende sanitarie è senza dubbio crescente. In alcuni casi, non bisogna scagliare una freccia contro quei provvedimenti volti a cercare di riportare la trasparenza nelle procedure di nomina. Ciò che non bisogna perdere di vista è l’obiettivo: garantire un servizio sanitario efficiente ed efficace.
Pertanto, la ratio della riforma andrebbe ricondotta alla volontà di risanare la lesione del principio costituzionale del concorso pubblico “quale metodo ordinario di selezione tecnica e neutrale dei più capaci, finalizzato alla provvista di personale chiamato ad esercitare le proprie funzioni in condizioni di imparzialità e al servizio della Nazione” (sent. Cassazione n. 363/2006 cit.).
D’altro canto, l’uso snaturato della normativa ex art.15-septies stava compromettendo seriamente il principio della separazione delle funzioni e della indipendenza fra la funzione di indirizzo politico propria della direzione aziendale e quella gestionale propria della dirigenza.
In conclusione, la procedura sembra rispondere ad esigenze di garanzie meritocratiche e ci si augura che nella prassi possano concretizzarsi risultati ottimali, riuscendo ad assicurare un sistema sanitario qualificato rispettoso della trasparenza e volto a privilegiare la meritocrazia. Ma se si è arrivati a questo punto, probabilmente qualcosa nel sistema precedente non ha funzionato. Non è così assurdo supporre che spesso le scelte siano state “pilotate” da dinamiche che poco hanno a che vedere con il soddisfare le esigenze dell’azienda.
Tutto il popolo siciliano spera che questa “cuntraddanza” delle nomine ai vertici delle aziende sanitarie, possa essere ballata senza avere sottobraccio ancora una volta gli interessi della politica, e riuscire a garantire concrete professionalità e gestioni efficaci ed efficienti come obiettivo prioritario e non una mera utopia, poiché ad esso è strettamente legato il futuro del Servizio Sanitario Regionale.
Emilio Benincasa
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