Tra circa un mese si svolgeranno le Elezioni RSU. Come in ogni competizione elettorale, il tempo che ci separa dal voto, sarà infarcito da mirabolanti promesse e ricchi premi da parte di taluni “araldi” sindacalisti, che renderanno pubbliche le loro intenzioni e i loro propositi.
Finiranno col dirvi – parafrasando le pubblicità televisive – “con un voto in più vi daremo a scelta anche un set di pentole o una mountain bike”. Ma cosa e chi vogliono rappresentare nelle aziende? Quali proposte intendono avanzare per le professioni infermieristiche?
E’ il voto consapevole la risposta a queste domande. L’esito delle urne deve essere chiaro. I professionisti della salute non vogliono più essere rappresentati da apparati sindacali che considerano la categoria un’appendice del sistema sanitario.
Per provare ad argomentare meglio la scelta ragionata del voto, bisogna percorrere una sorta di cartografia tematica della professione; considerare l’aggressione alla sua autonomia, prendere distanza dal pietismo sindacale di una triade e affini illuminati dal buio più totale, senza la quale la professione non sarebbe più ostaggio.
E’ questione di visione ragionata, di giusto approccio. Se si continua a sostenere apparati sindacali che nella loro azione considerano le professioni infermieristiche come una escrescenza incompiuta del sistema sanitario, allora lo spazio di autonomia diventa sempre meno agibile.
Bisogna inquadrare i problemi e le aspettative con le lenti della specificità e della infungibilità proprie delle professioni infermieristiche. Ribaltare il fatto che il nostro ruolo è visto da sempre come un elemento “aggregato” dello sviluppo generale di carriera, frutto di un colpevoli ritardi segnati da una serie infinita di errori di programmazione.
Siamo ancora dentro un cortocircuito nel paradigma della sanità. Un vulnus che bisogna superare rimodulando le specificità professionali attraverso comportamenti soggettivi che siano coerenti con quello che rappresentiamo, con quello che siamo.
Dobbiamo rompere il “calco” che ancora ingessa la professione. Bisogna forzare il perimetro attuale dentro il quale operiamo per ridefinirlo in rapporto ad una degna rappresentanza.
Le professioni infermieristiche hanno bisogno di un nuovo registro nel tentativo di “costruire i diritti” per difendersi da una oppressione stagnante alla quale sono sottoposte da tempo. Una nuova dialettica tra iniziativa e pratica sindacale, tra soggettività autonoma e comunità infermieristica.
Una comunità, nella quale c’è sedimento di memoria, di sapienza, che deve necessariamente riemergere e sfidare il presente davanti alla mortificazione della professione che ci tocca attraversare.
Bisogna perciò portare l’antagonismo dentro noi stessi, nella nostra quotidianità, ovvero, dentro un processo di rivendicazione dinamico nel quale si combatte a viso aperto. Non possiamo continuare a restare in bilico, a non scegliere, perché altri lo faranno comunque.
E’ per questo che il 5-6 e 7 Aprile questa storia presente, così irrisolta, che preme con urgenza sulla nostra intelligenza deve cambiare.
Sostieni con vigore il NurSind e i propri candidati. Un voto che deve restare nella memoria di chi non ha abdicato alla necessità della memoria critica della propria condizione.
Emilio Benincasa
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