Grazie ad alcune note della Direzione Sanitaria del Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, pochi giorni fa si sono scatenate non poche polemiche tra le corsie dei reparti. Incautamente, si riconosceva negli infermieri la figura professionale deputata a conteggiare, prima e dopo la distribuzione del vitto, i “cocci” suddivisi ai pazienti.
Cerchiamo di chiarire.
Tutto nasce più di un anno prima quando l’amministrazione, nel dare in appalto il servizio di ristorazione ai pazienti a una ditta esterna, decide, anziché alle stoviglie di plastica monouso, di ricorrere a un più elegante servizio in “cocci” riutilizzabili.
Scelta che se non discutibile sicuramente coraggiosa e inusuale.
Fatto sta che questi “cocci”, di proprietà della ditta, nel giro di pochi mesi cominciano a “mancare” in maniera considerevole, tanto da indurre la stessa ditta appaltatrice a manifestare il disagio all’azienda.
Da qualsiasi prospettiva si voglia osservare l’accaduto, l’immagine d’inciviltà che si evidenzia è fuori discussione. Non è pensabile che la ditta, volendo erogare un servizio migliore, anche sotto il punto di vista estetico, debba combattere contro l’indebita appropriazione di cocci per il vitto. Si concorda pienamente con l’azienda Policlinico sull’immediato intervento al fine di scoraggiare e definitivamente sradicare un’usanza tanto riprovevole. L’idea del nosocomio sembra essere la più semplice; far contare i “cocci” tutti i giorni, prima e dopo la distribuzione del vitto, per impedire nuovi ammanchi. Soluzione tanto rapida quanto efficace.
Nell’individuare la figura deputata a questo conteggio, si è pensato di sfruttare le risorse umane presenti nei reparti con continuità nell’arco delle ventiquattro ore, compresi i periodi dedicati al vitto; l’infermiere.
Immediata e ancora una volta solitaria, la mobilitazione del segretario aziendale del NurSind Marco Di Bartolo. Quest’ultimo ha subito contestato la disposizione e chiesto un incontro con la direzione sanitaria.
“ Riteniamo doveroso” ha dichiarato Di Bartolo “ registrare una cortese disponibilità da parte del Direttore Sanitario che, comprendendo le nostre ragioni, assicura l’emanazione di una nuova disposizione”; circolare che non ha tardato ad arrivare e che ha previsto l’esonero degli infermieri da questa incombenza che di certo non rientra nelle loro competenze.
Dalle dichiarazioni rilasciate dal segretario aziendale NurSind, e dalla ricostruzione dei fatti, siamo lieti di comprendere le intenzioni del Policlinico. Unico scopo era di fronteggiare il continuo ammanco dei cocci, pur volendo mantenere attivo il servizio per com’era stato ideato. Qualcuno potrebbe ipotizzare che la via più sicura, sarebbe stata quella di scegliere il monouso. Non soffermiamoci sul tipo di scelta, sembra evidente che l’azienda voglia perseguire l’opzione già approvata. Non sarebbe corretto cambiare approccio per pochi soggetti incivili, a discapito dell’intera collettività di assistiti che sono costretti alle cure del nosocomio.
Mi sento di elogiare il NurSind che ancora una volta si è dimostrato attento a 360° sulla tutela del professionista infermiere. Mi sento di apprezzare l’azienda che, in tempi rapidi, ha accettato di sentire le ragioni degli infermieri, rendendosi conto dell’errore commesso e garantendo la rapida rettifica di quanto disposto in precedenza.
Questa storia sembra essersi conclusa con una modifica delle disposizioni che, mette in accordo azienda e infermieri…senza ritrovarci “cocci” rotti.
Tutto è bene ciò che finisce bene, ma questa grottesca vicenda ci invita a riflettere. Credo che l’estrema versatilità che gli infermieri spesso dimostrano nella loro professione a volte può ritorcersi contro.
Sarebbe il caso di smetterla di essere eclettici. Incominciamo a essere semplicemente infermieri.
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