Stamattina appena sveglio subito sono pervaso dal buon umore. Tutti i telegiornali parlano con gran soddisfazione di un mega accordo tra governo e sindacati. Finalmente il rinnovo dei contratti del pubblico impiego è arrivato, 85 € di aumento per i dipendenti pubblici. Esco da casa rincuorato, anche le testate giornalistiche confermano l’aumento. Con un gran sorriso vado al bar e offro il caffè agli amici. Sono contento e voglio condividere la mia gioia. Sette anni di attesa….sono tanti, senza un aumento, con i carichi di lavoro sempre più pressanti, con decreti e leggi sempre più restrittive, mi sembrava di vivere un incubo e invece, finalmente uno spiraglio.
Mi fermo, incomincio a riflettere; ma sette anni di attesa senza aumenti si traducono oggi in 85€? Faccio una divisione e mi accorgo che il governo mi sta dando un aumento di 12€ l’anno. Il governo mi darà un aumento di 1 euro il mese riferito agli ultimi 7 anni. Incomincio a perdere il sorriso. Credo che comunque un risultato finalmente c’è stato. Credo che riusciremo a ripartire. Il governo ha chiamato i sindacati e hanno trovato un accordo. È un inizio. Finisco di lavorare e torno a casa. Elimino i miei impegni e la mia priorità resta il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Voglio leggerlo, devo capire quali altre belle notizie mi riserva.
Sfoglio con calma quest’accordo quadro, si proprio così, si tratta di un accordo e non un contratto. Devo aver letto male. Non può essere che tutti i media dicano una cosa e in realtà io ne capisca una altra. Non ci sono dubbi, ero gioioso, poi ho perso il sorriso e ora sono infuriato.
Un accordo che si tradurrà, SALVO IMPREVISITI, in contratto dopo la prossima legge di stabilità. Un accordo che vedrà quest’aumento rendersi concreto fra due anni. Provo a rifare la mia divisione, sì gli 85€ saneranno un ritardo di nove anni. Il governo mi darà un aumento di meno di 80 cent. al mese per gli ultimi 9 anni di lavoro; parliamo di cifre lorde!
Sono sicuro che i sindacati abbiano firmato presi da quell’entusiasmo iniziale che aveva travolto anche me. Una soddisfazione che è stata immediatamente smorzata da un attimo di riflessione. Invece no, iniziano ad arrivare segnali di forte soddisfazione da parte di coloro che si sono seduti al quel tavolo, forse a loro basta quel caffè al mese per stare meglio…ma io come faccio che non bevo caffè?
Continuo a leggere quest’accordo così offensivo, improponibile, surreale, fuori luogo e sbagliato nel momento storico. Proprio così, leggendo articolo dopo articolo questo lineare strumento di propaganda, mi accorgo che sbandiera questi 85€, come fosse la pietra filosofale, ma vuole fare passare inosservato un punto cruciale che ci riporta indietro di quasi 50 anni.
Al punto 3 lettera c l’accordo prevede che le parti, dove per parti s’intende governo e SINDACATI, in sede di contrattazione s’IMPEGNANO a ridurre la forbice retributiva valorizzando prioritariamente i livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica e il blocco dei contratti. Possono sembrare parole lodevoli destinate ai più deboli. Economicamente parlando, si tradurranno in aumenti diretti solo alle fasce di lavoratori peggio retribuiti, con l’intento di tornare all’appiattimento salariale. Tutti guadagneremo lo stesso poco, la stessa miseria. Una politica che è stata devastante per la nostra economia già negli anni 70. Il governo in accordo con questi distrattissimi sindacati sta riportando il mio lavoro agli anni 70, quindi fra un po’ rivivremo la completa devastazione dell’organizzazione del lavoro.
Questa politica porterà implicazioni molto lesive dei valori di professionalità. La nostra professione già deve combattere ogni minuto per essere considerata tale, di questo passo saremo messi al bando come professionisti e come lavoratori. Se analizziamo bene quel lontano e così diverso quadro macroeconomico, è possibile rinvenire l’origine di molti dei mali che affliggono in questo periodo l’Italia. L’economia italiana di allora era ben diversa. Il tasso di crescita del costo della vita si manteneva stabilmente su due cifre percentuali. Oggi, la disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi, il precariato la fa da padrone. Nel 70’ trovare lavoro non era tanto difficile. L’Italia era in piena crescita, avendo un PIL positivo aiutato dai consumi costantemente in rialzo. Inoltre, il debito pubblico era ancora sotto controllo e la Commissione Europea non aveva strumenti di verifica così invasivi, anche perché la moneta unica era soltanto un’idea utopica. Quello che intendo dire è che se quasi 50 anni fa l’appiattimento del salario fu devastante, i suoi effetti su un’Italia completamente diversa saranno deleteri. La cosa peggiore è che oggi questa condizione è avallata da alcuni sindacati.
Noi siamo professionisti solo dinanzi la legge. Questo si traduce in RESPONSABILITA’. Ci lamentiamo continuamente di non essere retribuiti adeguatamente per le responsabilità che abbiamo. Con quest’accordo abbiamo aperto la porta che ci da accesso al più grande baratro mai visto prima. Precipiteremo tutti in questa trincea, continueremo ad avere le responsabilità per le quali pagheremo in prima persona, avendo il salario pressoché uguale a chi di responsabilità non ne respira neanche l’idea.
Ho letto questo “magnifico” accordo siglato da chi forse non ha mai lavorato in prima linea, da chi non sa distinguere un professionista da un manovale, da chi ha deciso politicamente di scegliere il momento giusto per sbandierare un regalo (un caffè al mese), che servirà probabilmente solo per influenzare la decisione di qualcuno, alla vigilia di un referendum tanto importante.
Bene sono contento di avere letto tutto l’accordo, di avere letto chi l’ha firmato e chi NO. Sono contento perché in questo modo sarò sicuramente influenzato per la scelta del volto referendario. Perché un governo che mi offende in questo modo così palese, è un governo che mi crede stupido; perché i sindacati che festeggiano per questo risultato, forse festeggiano per altri motivi; perché chi s’informa è forte, chi legge fa la differenza. Allora io sono pronto a rifiutare questo caffè, e non perché non ne beva, ma semplicemente perché io non vendo la mia professionalità per la pietra filosofale…figuriamoci per un caffè.
Spero che quest’accordo sia al più presto contestato a voce alta, perché solo per essere stato pubblicizzato mi ha fatto perdere dei caffè, quelli che stamattina ho offerto al bar; ma almeno quelli li hanno bevuti amici veri.
E tu, te lo fai offrire questo caffè?
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