CANNIZZARO: Trasferimento di una dipendente che segnalava disfunzioni al proprio datore di lavoro.

Ognuno di noi ha un ciclo; quando quel ciclo finisce a qualcuno resta la dignità e ad altri nulla.
S.V.
Quali sono le reali motivazioni che hanno spinto l’Amministrazione a sostituire un’infermiera,specializzata ormai da anni di esercizio professionale, con un’altro infermiere? In che modo questo trasferimento migliora l’efficienza della macchina amministrativa del Cannizzaro? Ed ancora, come questo trasferimento migliora l’utilizzo delle risorse umane Cannizzaro? Infine, quali sono le “comprovate ragioni tecniche organizzative o produttive, che hanno determinato il trasferimento della dipendente in oggetto?” Con queste domande si pone l’interrogativo del NurSind Cannizzaro. L’interrogativo fa riferimento ad un episodio in particolare, ma di certo non l’unico, infatti sono svariati i trasferimenti a nostro avviso arbitrari che l’Amministrazione sta attuando negli ultimi mesi”. Una vergogna in fatto di gestione della cosa pubblica poiché a nostro parere non nascono da vere e proprie esigenze di servizio ma da questioni che nulla hanno a che vedere con l’organizzazione.
Il dover motivare il trasferimento di un dipendente, non è un atto di cortesia, ma un dovere dell’Amministrazione stabilito dall’articolo 2103 del codice civile, che sancisce inoltre l’illegittimità del provvedimento qualora l’Ente non riesca a dimostrare la necessità di una tale decisione. Infatti, così come prescrive l’art.1 del D.Lgs n.165/2001 il compito dell’Ente pubblico è quello di organizzare gli uffici con l’unica finalità di accrescere l’efficienza dell’amministrazione, anche mediante la valorizzazione delle risorse umane. La legislazione (art. 2103 del c. c.) obbliga l’Ente a tutelare la dignità del lavoratore nonché i rapporti interpersonali che il dipendente ha instaurato negli anni, quando questi principi vengono ignorati si profila un atto discriminatorio nei confronti del dipendente
Non si capisce dove sta il maggior vantaggio per l’Amministrazione nel sostituire un infermiera esperta vista la sua esperienza di area critica trentennale e la sua preparazione, con un altro , sicuramente bravo, ma che non può vantare il suo stesso bagaglio culturale. Con questa operazione viene lesa la dignità del lavoratore, in quanto l’azienda non tiene conto del complesso di relazioni interpersonali ed affettive che lo legano al suo posto di lavoro (art. 2103 cod. civile).
In difesa di ciò vi è pure una Sentenza della corte di Cassazione, la n.11103 del 2006, che tutela il lavoratore dal disagio di un trasferimento coatto ed arbitrario, anche se questo dovesse avvenire all’interno dell’azienda da una unità produttiva ad un’altra, intendendo per unità produttiva ogni articolazione dell’Ente (Corte Cassazione 6117/2005 – Corte Cassazione 19837/2004 – Corte Cassazione 9636/2000 – Corte Cassazione 11660/2003 – Corte Cassazione 5934/1988 – Corte Cassazione 11092/1997)”.
Non solo il trasferimento è “arbitrario e immotivato”, e cioè contra legem, ma arreca nei fatti un danno, anche in termini di qualità assistenziale, visto che la disponibilità e la competenza degli stessi viene arbitrariamente stravolta e mortificata da trasferimenti incomprensibili e immotivati. Evidentemente per il Cannizzaro non c’è interesse per la qualità dell’assistenza, mentre l’interesse è nettamente più elevato per altro, specialmente se parliamo di assegnazioni di posizioni organizzative o di espletare il concorso di DS a scapito dei passaggi di fascia
Senza contare poi il modo con cui il Direttore Sanitario Sig. Salvatore Giuffrida ha liquidato una valente e scrupolosa professionista, senza preavviso e senza spiegazioni, dopo trent’anni di onorato servizio. Un atteggiamento che svilisce e mortifica a tal punto da essere imbarazzante anche per chi compie tali azioni. L’assenza di reali motivazioni tecnico organizzative così come richieste dall’art. 2103 del c. c. prefigura il trasferimento come un atto ritorsivo e discriminatorio così come sancito C. Cass., Sez. Lavoro, 25/5/2004, n°10047.
Ma il Cannizzaro ha un regolamento per la mobilità interna con una sola regola : “non ci sono regole”, e vergognosamente tratta gli infermieri come semplici pedine da spostare su una scacchiera, senza un minimo di savoir-faire, di accortezza, tatto è quant’altro richiedesi nella gestione dei rapporti di lavoro che al suo interno custodiscono anche rapporti umani. Ma questa è un’altra storia.
L’assistenza al Cannizzaro è carente; lo dimostrano le continue segnalazioni che ci arrivano da infermieri ormai in burnout e dalle valutazioni che regolarmente ci troviamo a verificare. Nonostante le numerose lettere dalla direzione continuano ad affermare che è tutto a posto, mentre le ferie vengono decurtate, mentre gli infermieri, alla semplice telefonata, debbono rientrare forzosamente al fine di garantire il servizio, mentre le difficoltà quotidiane mettono a repentaglio la sicurezza delle cure.
Salvo Vaccaro
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