Apprendiamo dal segretario nazionale Fials, che Confsal-Fials, attraverso il suo comunicato del 3 dicembre 2016, ha preso le distanze da Confsal-Unsa che aveva proposto l’innalzamento delle ore lavorative da 36 a 38 per il pubblico impiego. Un importante segnale, quello della segreteria nazionale Fials, del contrasto di vedute all’interno della stessa confederazione, forse segno di conflittualità tra federazioni o quantomeno di diversità di vedute ma che, in ogni caso, indicano una confusione in Confsal.
Confsal-Fials sindacato autonomo è autonomo rispetto a Confsal-Unsa e in generale, sembra di capire, autonomo da qualsiasi altra posizione della Confsal che non sia quella di Confsal-Fials. Un bel modo per aver sempre ragione ed eventualmente prendere le distanze da chi vive sotto lo stesso tetto. Se uno dice, l’altro può sempre smentire. Uno propone un aumento, l’altro una diminuzione. In base alla convenienza del momento si è d’accordo o in disaccordo senza apparente contraddizione.
A ogni buon conto, dal tenore della nota della segreteria nazionale Fials, sembrerebbe esserci una convivenza difficile in Confsal che potrebbe anche minare l’affidabilità della confederazione che, a questo punto, somiglierebbe più una somma algebrica che una sintesi di visione sindacale del pubblico impiego. Una confederazione in cui una federazione smentisce l’altra quale linea sindacale comune può avere? Quale reale proposta per il pubblico impiego? Quella della Confsal-Fials o quella della Confsal-Unsa?
A questo punto il dubbio è amletico.
Ed è anche questo che voleva far emergere l’articolo citato nel comunicato Confsal-Fials. Un articolo dove appare chiaro, anche nel titolo, che la proposta deriva dal sindacato autonomo Confsal-Unsa il quale, come Fials, è aderente alla Confsal, confederazione sindacale di riferimento per entrambe. È così chiaro che non solo nel testo dell’articolo è ben spiegato, ma anche graficamente d’impatto poichè, poco sotto il titolo, vi è il richiamo all’immagine della pagina de Il sole24ore (leggi qui) che riporta le dichiarazioni del sindacato.
Quindi non è per amore di verità che la segreteria generale della Confsal-Fials attacca Nursind ma per ribadire, come da incipit del suo comunicato, la sua indole autonoma anche se conflittuale con altre sigle della stessa confederazione come nell’esempio di specie.
Le richieste di scuse travalicano i limiti della comprensione umana e si giustificano con la difficoltà da parte della segreteria generale Fials di interpretare il testo e decifrare le figure. Ma questo è un problema loro e non è nostro dovere compensare tali lacune.
Le minacce poi, essendo basate sul nulla, mostrano i limiti argomentativi: non è forse vero che abbiamo riportato correttamente la fonte e il contenuto e che Fials e Unsa sono parte della stessa confederazione Confsal? E che la Confsal ha come riferimento in sanità Fials? E se Fials è in contrasto con Unsa o con Confsal che colpa ne abbiamo noi? Nessuna confusione dunque ma solo presa di distanza di Fials da Unsa, quindi un problema interno alla confederazione non certo di Nursind.
Giusta cade l’occasione, invece, per ribadire le nostre buone ragioni per chiedere di ritirare la pubblicazione demagogica sul sito della Fials, e dai comunicati incauti, dell’articolo apparso su nursetimes.org che dichiara esplicitamente che Nursind ha chiesto soldi per il ricorso CEDU.
Quanto dichiarato è certamente falso. NurSind non ha mai chiesto nulla ai propri iscritti per il ricorso, e a dimostrazione vi è l’attestazione di ricevuta rilasciata da altri non da noi. Il ricorso, infatti, è stato proposto e portato avanti da un gruppo di legali attraverso un centro di ricorso appositamente costituito dalla CGS con costi minimi e irrisori per gli iscritti ai sindacati aderenti.
E l’iniziativa non è ancora conclusa. Nessuna illusione è stata data ai lavoratori: informazioni e moduli erano a disposizione di chiunque ed erano noti a tutti anche i costi e le modalità di adesione. Altre sigle, fuori dalla nostra confederazione, hanno proceduto diversamente ma hanno sposato il nostro tentativo di aprire una possibilità di contenzioso che facesse pressione sul governo per garantire adeguate risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.
Un’azione che è costata meno di un quinto del valore di una giornata di sciopero e che è indice della conflittualità e del dissenso dei lavoratori pubblici verso il mancato rispetto della sentenza della Corte Costituzionale sull’illegittimità del blocco contrattuale.
Nursind persegue tutte le iniziative utili a tentare di migliorare concretamente le condizioni di lavoro e il livello economico degli infermieri. E’ di qualche giorno fa, infatti, l’ennesima vittoria in corte d’appello di una causa da noi patrocinata sulla vestizione. E’ anche recente l’apertura di un portale apposito per i precari della sanità per richiedere il risarcimento economico per violazione dei termini di legge sul contratto a tempo determinato.
La nostra attività di spronare, sollecitare, pungolare lo Stato continua vista la mancanza di contrattazione per l’assenza di apertura dei tavoli di rinnovo.
A tal proposito, cosa dobbiamo pensare della firma posta dalla confederazione (Confsal) a cui Fials appartiene, all’accordo politico che CGIL CISL e Uil hanno definito con il governo nell’imminenza del referendum costituzionale?
Nell’attesa di capire il valore del trattino che separa la Confsal dalla Fials restiamo con il dubbio se Fials è d’accordo o in disaccordo con questa posizione di Confsal e rimaniamo pronti all’ennesimo comunicato della segreteria nazionale che ne prenda le distanze.
Salvatore Vaccaro – Infermiere
Consigliere Nazionale del Sindacato delle Professioni Infermieristiche NurSind