Letterina di Natale
Cari colleghi,
proprio cosi, la “consapevolezza”, credo sia il regalo ideale, che ogni Infermiere dovrebbe cucirsi addosso sulla propria divisa, come regalo per affrontare il 2019 e gli anni a venire.
Già, i primi effetti dell’applicazione del contratto di riferimento nelle aziende sanitarie, risulta particolarmente negativo, che traccia l’ennesimo profondo solco in arretramento, sul terreno dei diritti dei lavoratori. Terreno questo, già inaridito da anni di politiche, che progressivamente hanno “scippato” diritti consolidati nel tempo. Mentre sul versante economico, i riconoscimenti prodotti sono risultati miserevoli e deludenti.
Con regole scritte male e di fretta, il nuovo contratto, di fatto, delinea un percorso professionale non aderente alla realtà, e che porterà alla professione infermieristica altri anni di sostanziale “invisibilità”.
Questa nostra magnifica professione, purtroppo è costantemente sotto attacco, nei fatti, appena si intravedono percorsi di crescita, veniamo subito tacciati come coloro che invadono o tentano di invadere il campo della professione medica, o veniamo continuamente scambiati, soprattutto dai media, con altre figure di supporto ausiliarie come OSA, OSS e via dicendo, insomma, un “limbo” professionale indefinito cui siamo costretti, e dal quale, fino ad oggi, risulta difficile uscire.
Credo però, che il peggior attacco che subiamo è quello alla nostra intelligenza, e non reagiamo con la dovuta “intransigenza” a tutto ciò che abita intorno a noi, compresa l’intolleranza emanata dal potere, piccolo o grande che esso sia, volto sempre e comunque alla ricerca del privilegio.
Puntare il dito, scandalizzarci o fare sterili polemiche, non basta e non serve per cambiare le cose. Serve ben altro, occorre consapevolezza e intransigenza.
La “consapevolezza” non contempla chiacchiere da bar, ma sospinge e spazza via l’indifferenza, lasciando distinguere un bene apparente da quello vero. Solo la coscienza aiuta a dire quei sì e quei no di cui la nostra professione ha tremendamente bisogno.
Essere dunque, consapevoli e intransigenti è un vissuto che si sviluppa intimamente ogni giorno, non come vezzo dello spirito che cresce allo stato brado, ma sono elementi che vanno coltivati con pazienza certosina, tra i colleghi, e in generale tra le persone, per favorire il senso della libertà e dell’essere comunità.
Per questo mi rivolgo alla coscienza degli assopiti, a chi è convinto che darsi da fare non serva a nulla. Abbiamo dentro la forza interiore, la profondità e lo spessore, spirituale e fisico, che sono richiesti per farlo, una forza che ribolle dentro ognuno di noi.
Scrivo alla coscienza di chi ha voglia di dare un senso al dolore che abbiamo ai piedi, alla schiena… e al cuore, alla fine di ogni turno, nonché alle relazioni che stabiliamo e ai cambiamenti che stimoliamo nella vita dei nostri pazienti regalandoci momenti di vera pienezza. E’ questo che alla fine ripaga, gli innumerevoli passi falsi e i sacrifici che facciamo, anche se molti non capiranno mai davvero l’entità di quello che facciamo.
In conclusione, credo che la comunità infermieristica, non può ritardare a lungo l’individuazione di un punto di vista fermo e intransigente per ritrovare il proprio equilibrio da cui poter discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e porre fine ad una sorta di doppia morale, ossia non permettere che i riconoscimenti, compresi quelli economici, siano indirizzati ai soliti noti, agli amici degli amici, a discapito di chi anonimo lavora con enorme sacrificio.
Augurandovi, un sereno e lieto Natale a tutti Voi, alle vostre Famiglie, nonchè ai vostri affetti più cari, desidero lasciarVi con una riflessione di Antonio Gramsci sulla intransigenza, che sebbene scritta cento anni fa, conserva intatta una ricchezza intellettuale, indicando forse una possibile via, al fine di ridare piena dignità alla professione infermieristica, come antidoto alla invisibilità.
“L’ intransigenza è il non permettere che si adoperino – per il raggiungimento di un fine – mezzi non adeguati al fine e di natura diversa dal fine. L’intransigenza è il predicato necessario del carattere. Essa è l’unica prova che una determinata collettività esiste come organismo sociale vivo, ha cioè un fine, una volontà unica, una maturità di pensiero. Poiché l’intransigenza richiede che ogni singola parte sia coerente al tutto, che ogni momento della vita sociale sia armonicamente prestabilito, che tutto sia pensato. Vuole cioè che si abbiano dei principi generali, chiari e distinti, e che tutto ciò che si fa necessariamente dipenda da essi”.
Emilio Benincasa
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