Risposta al Prof. Scollo
Convocazione del nurSind Direzione G.
Inchiesta di “Sud” su Ostetricia e Ginecologia del Cannizzaro. Le osservazioni del Nursind
Le condizioni di criticità logistica e organizzativa del reparto di Ostetricia e Ginecologia del “Cannizzaro” di Catania sono già state in passato oggetto di denuncia da parte del Nursind.
L’occasione stavolta arriva da un articolo-denuncia di “SUD – Giornalismo d’inchiesta” che, prendendo spunto dalle notizie e dai commenti raccolti sulla rete e sui social network ha voluto andare a vedere com’è la realtà di questo reparto del Cannizzaro.L’inchiesta, pubblicata il 31 agosto, ha confermato e documentato le innegabili carenze logistiche (dai posti letto gravemente insufficienti rispetto ai ricoverati, all’adeguatezza dei dispositivi igienici).
Alla denuncia di SUD risponde poi il direttore del Reparto, prof. Paolo Scollo, con un’intervista rilasciata allo stesso giornale on-line il 10 settembre. Scollo sottolinea come le carenze logistiche potranno essere in parte superate con nuove politiche organizzative ma che, comunque, il Cannizzaro è e intende rimanere un punto di riferimento per l’intero territorio, grazie alla grandissima professionalità del personale e alla capacità di erogare un numero di prestazioni molto superiore alla media di altre strutture. Per il direttore del reparto, comunque, la priorità è accogliere tutti, anche se i posti letto non bastano.
Arriva infine ieri, sempre attraverso il giornale on-line, la contro-risposta di Salvatore Vaccaro, segretario provinciale del Nursind, che, oltre a rinfrescare la memoria sulle denunce che da due anni il sindacato va facendo riguardo alle condizioni logistiche del Cannizzaro, invita a riflettere sulle conseguenze cui si espongono, a loro insaputa, le pazienti quando queste vengono accolte in strutture la cui capacità ricettiva è già oltre i limiti di saturazione (anche oltre il 120%), in cui il rapporto numerico fra pazienti e personale è tre volte superiore al limite massimo consentito in altri Paesi (25:1 contro l’8:1 dell’Inghilterra).
Rischi legati all’impossibilità di garantire a tutti un percorso assistenziale adeguato, rischi legati al pericolo di errore che cresce esponenzialmente con il sovraccarico lavorativo degli operatori.
Auspichiamo davvero che le “nuove politiche” cui il prof. Scollo si riferisce tengano nel dovuto conto anche questi aspetti e che le misure correttive siano efficaci e permettano al Cannizzaro di mantenere la sua bona fama con la dovuta garanzia per la tutela della sicurezza di operatori e pazienti.
Salvatore Vaccaro
Lettera pubblicata su SUD GIORNALISMO D’INCHIESTA del 14 settembre 2015
Gentile Direttore,
mi permetto di scriverle nella speranza che vogliate pubblicare queste considerazioni sulla struttura di Ginecologia e Ostetricia del Cannizzaro di Catania, poiché essendo a conoscenza da diverso tempo della situazione, a mio parere è necessario fare alcune precisazioni meritevoli di attenzione.
Leggo con un certo grado di costernazione l’articolo di denuncia del vostro giornale sullo stato di carenza organizzativa e strutturale del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Cannizzaro di Catania. Denuncia tra l’altro ben circostanziata e corredata di fotografie che inconfutabilmente mostrano stanze che assomigliano più a un ospedale da campo che a una stanza di degenza dove, tra l’altro, ci sono bambini appena nati.
Quello che avete giustamente riportato è regolarmente segnalato dalla nostra associazione di categoria, il NurSind (sindacato degli infermieri), da ben due anni. Da quando c’era il dott. Salvatore Cantaro alla Direzione Generale (poi passato al Policlinico Vittorio Emanuele) con diverse lettere a cui è seguito un esposto alla Procura della Repubblica fatto il 29 giugno del 2015 con l’attuale direttore Dott. Angelo Pellicanò.
Ma la risposta sorprendente all’articolo, arriva proprio dal direttore dell’unità Operativa Prof. Scollo che facendosi intervistare rilascia alcune dichiarazioni che forse, per i non addetti ai lavori potrebbero sembrare eroiche, ma per gli infermieri che quotidianamente “vivono” l’ospedale e precisamente, la struttura che lui dirige hanno il sapore dell’ennesima disfatta.
Il problema importante che a nostro avviso non si sta valutando, non è tanto quello del sapone o della carta igienica mancante e neanche quello delle lenzuola, ma quello, ben più importante, della sicurezza dei pazienti e dello stress Lavoro-Correlato.
A parte i dati snocciolati che danno l’idea di un carico di lavoro esorbitante all’interno e per la struttura di cui parliamo, il professor Scollo a un certo punto dopo un’ampia apertura sulle attività da lui dirette, passa alle note dolenti: “infine c’è il reparto…Abbiamo un totale di 40 posti letto, cerchiamo di tenere separati le pazienti di ostetricia da quelle di ginecologia, ma capite che con un reparto pieno al 123% non sempre questo ci è possibile. Facciamo 4.000 ricoveri l’anno: abbiamo seguito 1.300 parti quest’anno, con un incremento del 25% rispetto all’anno scorso…” ecc.
Ora, un reparto di 40 posti letto, pieno al 123% significa aggiunte di letti fino a superare anche i 50 utenti “compressi” in stanze dove anche la spartizione dell’aria, ironicamente parlando, diventa difficoltosa. Per non parlare che i neonati si vanno ad aggiungere al carico assistenziale del reparto ( quindi circa 50 utenti più i bambini! ).
A nostro parere, ricoverare con il reparto strapieno, non può assicurare nè il benessere né la sicurezza dei pazienti.
Nessuno dubita della professionalità degli operatori, Infermieri, Ostetriche e Medici (anche se i primi non vengono neanche menzionati nell’intervista del Professore), ma dopo il parto, sembra che si trascuri che possano verificarsi delle complicanze, anche minacciose per la vita delle pazienti (infezioni, atonia uterina, shock emorragico, solo per citarne alcune).
Quindi ciò non diventa solo un problema di servizio alberghiero, cercando di minimizzare una situazione quasi surreale per un ospedale che si rispetti, ma diventa la massima espressione di un problema di sicurezza che mette una grave incognita su chi si ricovera, ignaro spesso della situazione che si troverà suo malgrado a sopportare, in quanto l’aumento dei posti letto comporta non solo l’ aumento del carico di lavoro, ma anche del rischio clinico che non sono certo aspetti di poco conto.
Secondo noi le affermazioni fatte nell’intervista del 10/09/2015 al vostro giornale, sono di una certa gravità e meritevoli di approfondimento da parte della direzione strategica che deve farsene subito carico.
Poiché delle due l’una: o tutti nel reparto di ostetricia e ginecologia, medici e infermieri, mossi da compassione decidono di bypassare la dotazione posti letto e aumentarli a seconda della necessità facendosi carico, all’insaputa della direzione, di situazioni limite e pericolose; Oppure la problematica è imposta, la direzione è a conoscenza della situazione, ma non ha fatto nulla per rendere sicuro il reparto.
I pazienti dovrebbero sapere che nel turno pomeridiano e notturno, tutto il reparto dal punto di vista Infermieristico-Assistenziale è affidato solamente a due infermieri (1 infermiere ogni 25 pazienti!) il che rende impossibile seguire il processo clinico assistenziale di ognuno dei essi.
Basti pensare che in Gran Bretagna vi è un infermiere che si occupa al massimo di 8 pazienti(posto come limit
e invalicabile) e non 25 come succede nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Cannizzaro.
Il Prof. Scollo e la sua equipe sono come una “Ferrari”, motore sempre acceso capace di grandi prestazioni. Ma è impensabile far correre un bolide in un centro cittadino senza correre nessun rischio.
Per quanto tempo saranno ancora ricoverati cinque pazienti in stanze strutturate per ospitarne due?
Quali teste stanno per saltare o sono saltate? Quella di qualche povero infermiere o del coordinatore infermieristico per il sapone e la carta igienica?
Quale livello di sicurezza mantiene in questo momento il sovraffollato reparto di Ginecologia ed Ostetricia del Cannizzaro?
Da due anni chiediamo risposte a queste domande, con missive e denuncie ben circostanziate. Ci auguriamo davvero che arrivino le soluzioni definitive, stavolta prima del “caso” che darebbe inizio alla danza, tipica siciliana dello scaricabarile.
Dott. Salvatore Vaccaro
Salvo Vaccaro
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