Fonte www.infermieristicamente.it articolo di Maria Luisa Asta
Come accade per qualsivoglia notizia, quando parte il tam tam sui social, di pagina in pagina si rincorrono le parole, e spesso a queste si accompagna e cresce la paura per ciò che si sconosce.
E’ bastato che, il titolo della notizia che in questi giorni ha invaso i social, contenesse la parola Carbonchio ematico, che intere comunità sono state gettate nel panico.
Sicilia. Nebrodi. Nelle campagne tra il Comune di Bronte e Randazzo, sono state rinvenute le carcasse di mucche uccise dal Carbonchio ematico, quindici i bovini trovati morti.
Cos’è il Carbonchio Ematico?
Perché faccia così paura al solo pronunciarlo è presto detto. La parola carbonchio, conosciuto nella forma vegetativa come Bacillus Anthracis, evoca scenari di guerra, perché tutt’ora considerato come prototipo di arma batteriologica, e come tale è stato studiato durante la seconda guerra mondiale.
La ricerca concernenti le armi biologiche è ufficialmente fuori legge in tutto il mondo dal 1972, ma ufficiosamente, sia la ricerca in materia che la conservazione di spore carbonchiose è proseguita dopo tale epoca; un esempio l’Unione Sovietica, nella cui città, Sverdlosk, si verificò nel 1979, una massiccia contaminazione atmosferica di spore carbonchiose: si ammalarono 77 persone e furono 66 i decessi per antrace respiratorio.
Durante la Guerra del Golfo negli anni novanta, il timore dell’antrace da parte irachena, portò all’utilizzo della vaccinazione anticarbonchiosa, ed a questo fu ipotizzato potesse essere attribuita la Sindrome del Golfo, patologia multiorgano che si manifestò in un numero imprecisato di reduci.
Un documentato utilizzo bioterroristico di spore carbonchiose si è avuto in due occasioni:
- Nel 1993 nella metropolitana di Tokyo, ad opera della setta Aum Shrinrikyo, senza conseguenze, per la non patogenicità del ceppo utilizzato;
- Nel settembre- ottobre 2001 negli Stati Uniti, in seguito alla spedizione di buste contenenti spore in polvere, che causarono 11 casi di antrace cutaneo ed 11 casi di polmonite, 6 dei quali letali.
Ecco perché lo spettro delle infezioni da Bacillus Anthracis creano terrore nella comunità.
Il carbonchio è una zoonosi da tempo eradicata, è stata la prima patologia ad essere attribuita ad uno specifico microbo ematico; l’agente eziologico, Bacillus Anthracis, chiamato così, per il colore antracite delle pustole cutanee, è stato il primo batterio di cui è stata descritta la trasformazione in spore e, la prima infezione animale ad essere combattuta con un vaccino.
La malattia colpisce le specie animali a sangue caldo, per lo più erbivori, come bovini, ovini, caprini ed equini; può interessare anche l’uomo, acquisita di solito, per contatto con animali infetti.
La trasmissione diretta dell’infezione da persona a persona è estremamente rara.
Nell’uomo, esistono tre forme cliniche: cutanea, respiratoria e gastrointestinale.
Il tempo di incubazione varia da poche ore a sette giorni.
La forma più frequente è quella cutanea; le spore carbonchiose venute a contatto con la pelle abrasa, si trasformano nella forma vegetativa, sintetizzando i tre fattori proteici, responsabili del danno locale.
Nel punto di ingresso, di solito agli arti superiori, si forma una papula indolente ed a rapida evoluzione vescicolare, circondata da edema. La vescicola tende ad allargarsi, il contenuto diventa scuro, ed infine dopo qualche giorno si trasforma in un’escara nera ed infossata, necrotica. Dopo due settimane l’escara cade, lasciando posto ad una cicatrice. Coesistono generalmente febbricola ed adenopatia regionale.
Raramente si ha l’evoluzione in sepsi carbonchiosa ad esito letale, come raro è il carbonchio polmonare da inalazione, caratterizzato da broncopolmonite emorragica.
La forma gastrointestinale da ingestione, anch’essa rara, è caratterizzata da gastroenterite emorragica con compromissione d’organo e setticemie fatali.
Terapia
Gli antibiotici sono efficaci nel curare la malattia, e quelli di prima scelta sono la· ciprofloxacina, doxiciclina e amoxicillina.
La malattia negli animali
Le fonti di infezione sono rappresentate da: suolo, foraggio, farine di carne, acqua contaminata da concerie, escreti infetti o altro materiale. Negli animali l’infezione è quasi sempre di tipo setticemico, e molto spesso ad esito letale.
Scongiurato lo spettro terroristico, e chiarita la rara pericolosità per l’uomo, i Comuni siciliani, hanno tempestivamente emanato un provvedimento nei territori colpiti dall’infezione , vieta:
- La transumanza degli animali recettivi da tale zona;
- Lo scuoiamento carcasse animali morti
- La macellazione degli animali ammalati o sospetti ammalati di carbonchio ematico;
- L’ utilizzazione del latte degli animali malati o sospetti;
- Raccogliere ai fini della vendita e consumo di prodotti di sottobosco provenienti dalla zona infetta.
Si ordina inoltre:
- L’isolamento degli animali infetti;
- Il trattamento immunizzante degli animali recettivi.
L’ immediatezza di questi provvedimenti che tutelano i cittadini, possono quindi tranquillizzare le comunità siciliane in termini di salute, altro discorso sarà il danno economico che ne verrà.
Fonte:
Allarme per l’epidemia di carbonchio sui Nebrodi, ma non ci sono rischi alimentari
Salvo Vaccaro
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